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Intervista al Dott. Roberto Castellani


Perché hai scelto di diventare un medico?

Ero determinato a diventare un medico già mentre frequentavo il liceo; a 18 anni ho deciso di iscrivermi alla facoltà di medicina. Poco dopo ho avuto la fortuna di poter trascorrere un'intera estate a La Jolla, in California. Il mio obiettivo era migliorare la lingua inglese e quale miglior modo se non in un campus? Questa esperienza mi ha fortemente motivato a proseguire la carriera universitaria a Roma.

L'idea era di tornare negli Stati Uniti per la mia specializzazione e, possibilmente, diventare un cardiochirurgo. Presi tale decisione dopo aver incontrato un famoso cardiochirurgo italiano, il Dr. Gaetano Azzolina, il quale all’epoca lavorava in Italia, ma aveva una formazione medica di alto livello, completata negli USA. Tuttavia, nonostante la sua fama, fu duramente attaccato per la sua volontà di portare nuove idee e concetti ad un sistema medico molto vecchio e tradizionalmente chiuso. Era il mio eroe ed il mio mentore, per questo decisi di provare a seguire il suo esempio. Ero molto entusiasta, motivato e questo mi ha permesso di avere successo nella scuola di medicina. Ho capito subito che il dottor Azzolina non solo aveva ragione nelle sue idee e nella sua metodologia, ma era anche un ottimo chirurgo. Più tardi, quando ho finito la scuola di medicina, ho realizzato che il mio futuro non sarebbe stato legato alla chirurgia cardiaca ma ad un’altra specialità chirurgica. Decisi di trascorrere alcuni anni a Miami, sostenendo diversi esami di abilitazione alla professione medica; alla fine li superai ed iniziai la mia esperienza americana a Flushing, NY., dove lavorai come stagista di chirurgia generale. Durante la mia permanenza, ho incontrato uno dei miei medici curanti, il dottor Robert Duca, un noto medico ortopedico che ha studiato a Bologna. Mi ha guidato durante il tirocinio insegnandomi tanto, e facendomi capire che il mio futuro sarebbe stato nel ramo della chirurgia ortopedica. Nel 1996 ho finalmente deciso di tornare a casa ed iniziare la mia carriera ortopedica presso l'Università degli Studi di Milano. Ero molto contento di avere finalmente una visione più chiara del futuro che mi aspettava. Guardando indietro, sono estremamente grato a tutti gli insegnanti/professionisti che mi hanno aiutato a diventare un chirurgo ortopedico.

Perché hai scelto questa specializzazione?


Come ho accennato in precedenza, quando ero un giovane studente, la mia inclinazione iniziale era verso la cardiochirurgia, ma in seguito mi sono reso conto di essere più portato come medico d’urgenza, nell’ambito della chirurgia ortopedica e della traumatologia. Posso tranquillamente sostenere che il denaro non è mai stato una mia preoccupazione; ciò che mi muoveva erano, e sono tutt’ora, l’entusiasmo e la voglia di realizzarmi, soprattutto quando si esegue una procedura complicata che supera le mie aspettative. Se i soldi fossero stati la mia priorità, allora avrei scelto un campo più remunerativo, come la chirurgia plastica.


Quali sono i lati positivi dell’essere un medico? E quelli negativi?

Mi sento estremamente fortunato ad essere un medico professionista, perché è stata sin dall'inizio una mia scelta e rappresenta una gratifica personale. Sarò per sempre grato ai miei genitori, che hanno fortemente contribuito a costruire la mia carriera. Un medico è generalmente, ma (non sempre), rispettato; è coinvolto nella vita delle persone e fa del suo meglio per migliorare le condizioni/aspettative del paziente. Come medico devo essere un buon ascoltatore, un bravo psicologo e anche un amico affidabile, perché può capitare di dover dare risposte che possono cambiare la vita di qualcuno e, a volte, anche delle risposte non piacevoli. La parte peggiore, per un medico dedicato, è non soddisfare i bisogni del paziente: non trovando la diagnosi "perfetta", o non trovando il trattamento più idoneo e/o dovendo comunicare un'aspettativa di vita ridotta. Purtroppo ogni medico dovrà affrontare, ad un certo punto della propria carriera professionale, questo tipo di situazioni.


Cosa rende FirstMed diverso dagli altri luoghi in cui ha svolto il suo lavoro di medico?

Dopo aver trascorso diversi anni di studio e di lavoro fuori dall'Italia (mondo anglofono), ho capito quanto questi fossero stati importanti per la mia evoluzione: non potevo avere un’esperienza ed una preparazione migliore. In particolare, ho ritenuto di grande utilità il poter confrontare e valutare la medicina su più fronti: culturale, psicologico e persino tecnico. Quando ho effettuato il colloquio per la posizione aperta in FirstMed, ho visto in questo progetto quello che speravo di ottenere negli ultimi anni della mia carriera: un ambiente familiare privo della pressione e delle complicazioni tipiche degli ospedali e/o altre organizzazioni

mediche; ho avuto la possibilità di lavorare in un ambiente internazionale, fornendo un servizio medico efficiente molto vicino a quelle che erano le mie aspettative.

Cosa ti piace maggiormente del ruolo di medico in FirstMed?

Praticare medicina presso la FirstMed mi dà visibilità internazionale e mi permette di incontrare ed interagire con persone provenienti da tutto il mondo. FirstMed rappresenta un progetto utile a misurare le mie capacità mediche e comunicative; l'atmosfera che si respira qui può essere paragonata a quella di una grande famiglia, che tende continuamente a migliorare le proprie prestazioni, a dare priorità ai pazienti e alle loro esigenze e, eventualmente, indirizzarli verso gli specialisti altamente qualificati con i quali collaboriamo. Il nostro approccio è incentrato sul lavoro di squadra ed il nostro obiettivo è quello di creare e mantenere un buon rapporto medico/paziente, al fine di diventare un riferimento sicuro ed affidabile per la nostra comunità internazionale.

Che criteri utilizzi nel momento in cui cerchi un medico per te o per un membro della tua famiglia?

Quando scelgo un medico, cerco sicuramente un professionista, che sia competente e irradi un senso di sicurezza. Penso che un medico debba mostrare dedizione per il suo lavoro ed essere assolutamente aggiornato sulle ultime tecnologie e tecniche. Apprezzo molto quando un medico mi indirizza ad un altro specialista che potrebbe avere una formazione ed un’esperienza migliori in un campo specifico, piuttosto che un collega che cerca di mostrare di avere una risposta per tutto. Fondamentalmente, la nostra conoscenza viene generata dall'esperienza e potrei avere esperienza in un campo specifico della medesima specialità, ma potrei non essere adeguatamente formato in un altro tipo di materia.

Oltre ai consigli medici specifici che da ai suoi pazienti, c’è qualcosa che consiglierebbe alle persone per preservare la propria salute il più possibile?

Penso che la medicina preventiva sia l'unica arma che abbiamo contro le malattie cardiovascolari ed i tumori; la ricerca sta diventando sempre più avanzata ed offre costantemente nuove soluzioni a condizioni

mediche che in passato non erano curabili. Tuttavia, dobbiamo ancora continuare nel campo della ricerca ed imparare come poter contrastare le nuove malattie moderne in via di sviluppo. Credo inoltre che un regime alimentare equilibrato, così come l'esercizio fisico, aiutino a mantenere un corretto stile di vita, per questo ritengo debbano essere menzionate come misure preventive. Inoltre, penso che un controllo annuale sia molto importante, perché questo può aiutarci ad identificare condizioni che potrebbero eventualmente essere trattate in modo efficace, se rilevate precocemente.

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